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Asili nido negati ai piccoli Comuni. Bussone: “Così si obbligano le famiglie a trasferirsi in città”. Bellucci: “La Montagna non è un’altra Italia”

20 Agosto 2024

Sul bando nazionale asili nido, che ha escluso i Comuni montani e i centri più piccoli, come denunciato da Uncem a fine giugno 2024, una interrogazione parlamentare ha permesso al Ministro Valditara di ribadire un punto politico grave, che già intuivamo. Da lui confermato: il bando ha escluso i piccoli Comuni mettendo dei parametri fuori scala per i nostri territori e per i paesi con minor popolazione. Dunque, niente asili e niente finanziamenti.

Anche prevedendo aggregazioni di Comuni, come detto dal Ministro a Uncem, e come Uncem da sempre sostiene, nonostante le difficoltà per via della mancanza in Italia di strutturate aggregazioni quali Unioni montane e Comunità montane, non si sarebbero raggiunti i parametri del bando, quindi ad appannaggio solo delle aree urbane, grandi e medie città. Fortunate loro.

Noi nei territori montani di asili nido abbiamo bisogno e il Piano di finanziamenti con bando nazionale, 735 milioni di euro per 1900 interventi in Italia a valere sul PNRR, non può essere solo per chi già ha asili, per i Comuni più strutturati e dimenticare le realtà rurali con meno di 5mila o 3mila abitanti. Ribadiamo che sono assurdi criteri minimi del bando seguiti dal Ministero per l’assegnazione dei contributi, parametrati sulla popolazione residente nella fascia d’età 0-2 anni di almeno 60 bambini e sulla copertura del servizio di asilo nido nella stessa fascia d’età inferiore al 33 per cento.

“Mettere in condizione i piccoli Comuni di montagna di assicurare l’accesso a tutti i bambini da 8 mesi in poi, significa creare le condizioni affinché le giovani famiglie possano continuare a vivere nel proprio Comune senza doversi trasferire, magari attraendone delle nuove – evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – Per ogni bambino che trova spazio in un Nido ci sono almeno tre persone che rimangono a vivere in montagna. Abbiamo chiesto al Ministro di avere un tavolo serio per riorganizzare la scuola, tutti i livelli 0-18 nelle aree rurali e montane, dove la crisi demografica impone pensiero e azione, non solo numeri. Ma niente. Manco ci ha risposto”.

“La montagna non è un mondo a parte, non è un’altra Italia – sostiene il presidente di Uncem Lazio, Achille Bellucci. I centri montani e in generale i piccoli e piccolissimi centri italiani sono parte del mondo anche con scuole e asili per tutti. Sono soprattutto parte dell’Italia e cittadini come tutti gli altri cittadini italiani. Con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Chi ha scritto il bando sugli asili, però, sembra non guardi con attenzione a questo fondamentale principio scolpito nella nostra costituzione. Così se nasci in un paesino non sei un bambino che può godere degli stessi, fondamentali, diritti di tutti gli altri bambini italiani perché il diritto ad avere un asilo nel proprio paese, o almeno uno a servizio di un gruppo di paesi, dev’essere sacrosanto. Lo Stato italiano non può fare figli e figliastri e finanziare solo alcuni a discapito di altri. A discapito, inoltre, di chi ha già una vita molto più difficile, per i motivi che da sempre hanno accompagnato chi abita nei territori interni e specialmente in altura e, inoltre, per quelli che  oggi a maggior ragione hanno diritto perché resistono a tener viva la parte più grande dei territori abitati d’Italia”.

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