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Bellucci: “Il Decreto Sostegni non parte con il piede giusto per i problemi della montagna”

21 Maggio 2021

“Il Decreto Sostegni, da poco varato dal governo per provvedere agli scompensi che hanno messo in ginocchio moltissimi imprenditori, può essere considerato un’anticipazione di quel che avverrà tra qualche mese con l’applicazione del Recovery Plan in tutto il territorio nazionale e per tutte le categorie sia di imprenditori che cittadini?
La domanda non è peregrina perché, come denuncia Marco Bussone Presidente nazionale di UNCEM, per quanto riguarda il comparto della montagna non si è partiti con il piede giusto.
Infatti dei 100 milioni previsti ben 47 sono stati stanziati solo per sostenere aziende di Trento e Bolzano, cioè quasi la metà delle risorse destinate per dei comprensori sciistici, che essendo di pregio hanno sicuramente subito gravi perdite, ma possono per le loro caratteristiche anche risollevarsi più in fretta.
Credo – ha dichiarato Achille Bellucci – che questo segnale sia negativo almeno per due aspetti: da un lato l’ esiguità delle risorse messe in campo che non risolvono i problemi di chi certamente dovrà chiudere la propria attività e credetemi, un conto è mandare avanti una azienda in zone ricche e sviluppate, ben altra situazione per i piccoli esercizi delle aree interne dei nostri monti.
L’altro è che se si delineasse una contrapposizione tra comparti, settori, territori delle Alpi con quelli degli Appennini, a svantaggio di quest’ultimi com’è naturale che sia, non cambieremmo il modello di sviluppo e le condizioni di vita e di lavoro di tanti cittadini che hanno fiducia negli enunciati del recovery plan.”
E’ questa un’anticipazione che forse vedremo replicata, ma molto moltiplicata negli importi, appena dalla progettualità si passerà all’applicazione concreta del piano:
“Credo – ha concluso Achille Bellucci – che questo segnale vada colto subito, soprattutto dalla Regione Lazio e dalle altre regioni appenniniche, perché se non si eleva la capacità progettuale e di rendicontazione nelle aree interne e montane, si rischia di restare al palo: perché non puntare sulle Comunità Montane e le Unioni Montane per sviluppare in esse dei centri di eccellenza tecnica, con professionisti qualificati a supporto degli UTC ed a disposizione dei Comuni montani che ne sono sprovvisti? Certamente non si può restare fermi!”

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